Claudio Sponchioni di Jobiri, piattaforma di e-guidance intelligente, ci racconta l’esperienza di essere coinvolti nel partnerariato di GEGS, un nuovo ed importante progetto europeo Erasmus+ dedicato alla digitalizzazione dei servizi per l’orientamento.
Ci puoi raccontare brevemente quale sarà il contributo di Jobiri nel progetto GEGS e descrivere l’esperienza, per una startup, di partecipare ad un progetto europeo?
Jobiri è il provider tecnologico del servizio di e-guidance intelligente che verrà sperimentato tra i partner europei. La piattaforma ha il compito di supportare sia gli operatori ad accompagnare in maniera ancora più efficace al mondo del lavoro giovani e disoccupati grazie ad insights real-time sul mercato del lavoro (fornendo informazioni chiave sulle posizioni offerte, su quali hard e soft skills sono ricercate, quali sono le aziende su cui focalizzare l’impegno di ricerca e molto altro) e agevolando una interazione tra operatore e candidato ancora più efficace e che si estende sul canale digitale. Ogni career coach potrà infatti, non solo monitorare il percorso di ricerca dei candidati, individuare criticità e reimpostare un percorso ottimale di ricerca ma potrà migliorare anche a distanza gli output dei candidati (CV, lettere di motivazione, allenamento ai colloqui, ecc.). Al contempo i candidati avranno al proprio fianco un orientatore dedicato in carne ed ossa raggiungibile in ufficio e da web insieme ad uno strumento guida molto potente e disponibile 24 ore su 24 in grado di fornire feedback e suggerimenti di efficacia su come ottimizzare il CV, percorsi professionali ideali, dati sulle figure professionali (competenze richieste, salario, ecc.) e offerte di lavoro. Inoltre ogni candidato può contare grazie alla piattaforma su strumenti di carriera evoluti che permettono di costruire in maniera intelligente il proprio CV, le proprie lettere di motivazione, allenarsi ai colloqui e accedere ad oltre 150 videolezioni su come affrontare un percorso di ricerca efficace.
Il sistema sarà disponibile in 4 lingue italiano, inglese, tedesco e greco e fornirà supporto a decine di operatori, career coach e migliaia di candidati.
Poter partecipare ad un progetto europeo con partner importanti come il CIOFS-FP e diversi Ministeri del lavoro tra cui quello nazionale con la Regione Sardegna o quello Tedesco e Greco, società di consulenza ed altri enti di formazione europei è un meraviglioso momento di crescita. Permette infatti di misurarsi in contesti sovranazionali, con partner Istituzionali di primissimo livello e su una progettualità con decide di parti in causa. Si può veramente fare innovazione per risolvere problemi complessi, insieme. Perché se da una parte c’è l’esigenza di contemperare a sfide amministrative e procedurali, dall’altra parte c’è il piacere di poter imparare con esperti come gestire la complessità organizzativa di un bando, della rendicontazione e di trovare un clima incredibilmente aperto e collaborativo con partner desiderosi di trovare risposte efficaci per poter supportare efficacemente giovani e disoccupati nel contesto odierno. Per riassumere: è un’esperienza semplicemente eccezionale!
Come stanno affrontando i servizi digitali di orientamento professionale l’attuale situazione pandemica? Dopo l’emergenza COVID, quali cambiamenti potrebbero o dovrebbero interessare i servizi di orientamento alla carriera, in particolare quelli di e-guidance?
L’attuale situazione pandemica ha certamente accelerato la digitalizzazione dei servizi di orientamento professionale, anche se sono ancora poche le realtà che hanno abbracciato veramente il cambiamento. E’ innegabile comunque che la pandemia ha dato il via ad un nuovo momento storico dove il supporto di carriera fisico e digitale saranno sempre più affiancati perchè è dall’ibridazione del modello di orientamento che è possibile trarre importanti vantaggi in termini di efficienza, capillarità ed efficacia del servizio.
Come è già successo in numerosi altri settori, prendendo il meglio dal rapporto che si può instaurare con un beneficiario in maniera tradizionale e grazie alla disponibilità 24 ore su 24 di un servizio online, è possibile supportare i candidati in difficoltà con strumenti fisici e digitali.
L’innovazione è richiesta direttamente dai beneficiari del servizio: i candidati e i disoccupati. Si pensi per esempio a quando per via della pandemia gli uffici di migliaia di centri di orientamento sono rimasti chiusi per mesi, o di come debbano operare a servizio ridotto: purtroppo troppi candidati sono abbandonati a se stessi. Senza supporto.
Questo scenario non è più sostenibile. Per fortuna, sempre più realtà lungimiranti nel mondo del supporto di carriera hanno deciso di investire in innovazione e sono state in grado di recuperare velocemente la relazione con i propri beneficiari e a supportarli in maniera efficace anche durante questo periodo.
La pandemia ci ha dimostrato quanto siano importanti i rapporti tra le persone e di come allo stesso modo, le cose possono essere fatte in maniera più veloce, personalizzata, efficiente ed efficace grazie anche al digitale.
Il COVID ha purtroppo impattato negativamente tantissimi settori economici e non solo ha peggiorato la situazione di tantissimi giovani e disoccupati, ma ha generato un volume di persone che ora necessitano di servizi di guidance incredibilmente alto.
La soluzione a problemi nuovi e più pervasivi, non può essere affrontata con strumenti e approcci del passato. La vera sfida è quella di far evolvere il modello di guidance tradizionale basato su una scarsissima dotazione tecnologica e che da sempre fatica a trovare le risorse economiche per poter essere universale e all’altezza delle aspettative di efficacia, verso un modello nuovo: l’e-guidance.
Il nuovo paradigma dell’e-guidance ha dimostrato di essere vincente sotto il profilo della capillarità del servizio (che va oltre gli spazi fisici e gli orari di apertura al pubblico), della personalizzazione del servizio (che finalmente permette di offrire servizi differenti in base alle diverse esigenze di supporto dai candidati), dell’efficacia dell’investimento (le risorse economiche investite in strumenti tecnologici e la connessa accelerazione dell’inserimento in azienda dei candidati permettono importanti risparmi sulle politiche passive, generando “risorse” che possono essere investite per formare gli orientatori, per contribuire ad alzare il livello qualitativo del servizio e anche per assumere nuovo personale).
Molte persone a rischio di esclusione sociale hanno difficoltà ad accedere ai servizi digitali di orientamento alla carriera. Come credi sia possibile affrontare questo problema?
L’orientatore ha un ruolo chiave nel definire quale sia lo strumento migliore di supporto all’orientamento di un candidato e quindi può apportare un contributo chiave nel gestire l’accesso a servizi digitali di carriera per persone a rischio di esclusione sociale.
I candidati non sono tutti uguali. Età, interessi, motivazione, consapevolezza digitale sono molto diversi all’interno della stessa categoria di candidati. Personalizzando il programma con diversi livelli di servizio “digil” e “non digital” è possibile garantire un supporto più efficace e su misura. Il tempo risparmiato da un operatore che per esempio ha affiancato al proprio supporto tradizionale quello con strumenti digitali, è in grado di risparmiare ore-uomo per potersi dedicare a candidati più in difficoltà e ha contribuito non solo a responsabilizzare i candidati che hanno usato uno strumento digitale, ma li sta liberando dalla rigidità organizzativa degli orari di apertura del servizio o dei colli di bottiglia che allungano le tempistiche degli appuntamenti o di accesso ai servizi.
La tecnologia stessa può favorire l’accesso al servizio. Strumenti tecnologici pensati su misura conoscendo il target di riferimento sono l’arma vincente. Strumenti fruibili da qualsiasi dispositivo, in grado di offrire un’interfaccia di utilizzo semplice ma efficace, che usa un linguaggio o la lingua del target (è molto economico inserire più lingue all’interno di una piattaforma), che è leggera e consuma poco “traffico dati” e che arriva dove e quando è richiesta (nel cellulare del target di riferimento per esempio), permette la fruizione di un servizio a misura di persona ed una “connessione” più umana ed universale.
La diffusione dello strumento stesso ne favorisce l’accesso: più la tecnologia è diffusa e più è economica e disponibile per tutti. Come per l’avvento della lampadina, del riscaldamento, o dell’accesso all’istruzione o all’acqua potabile, allo stesso modo più si diffonderà il servizio e più si potrà definirlo un diritto e come tale reso il più universale possibile.
Con l’emergenza COVID, le donne che sono ancora i principali caregiver familiari, sono state messe sempre più ai margini del mercato del lavoro. Come pensi che l’e-guidance possa affrontare il crescente gender gap che ne deriva?
Il COVID ha avuto un impatto tremendo sul fronte occupazionale per le donne e al tempo stesso le ha spesso costrette ad impegnarsi come caregiver familiari, inibendo la loro possibilità di attivarsi nella ricerca di un nuovo impiego.
L’impegno orario da parte delle donne nei confronti di figli, genitori anziani o familiari allettati o con esigenze assistenziali le ha letteralmente bloccate a casa, impedendo ad una fascia di popolazione femminile molto estesa di accedere a programmi di inserimento o reinserimento professionale.
L’accesso a strumenti tecnologici di cui si avvale l’e-guidance può invece garantire un valido supporto e un cambio di passo per l’accesso a sessioni di orientamento, formazione o a strumenti digitali in grado di supportare questa categoria sociale nelle attività di ricerca attiva di lavoro mentre sono a casa.
Vista la difficoltà di spostamento del target donne, l’e-guidance rappresenta anche un canale molto agevole per raggiungerle e supportarle, eliminando o riducendo i tempi ed i costi di trasporto.
Inoltre, l’e-guidance permette alle donne di accedere a strumenti ed al supporto necessario anche in orari diversi da quelli di apertura al pubblico dei centri di orientamento o supporto di carriera, in maniera più autonoma e indipendente.
Ridurre il gender gap non può che passare attraverso un insieme di azioni come piani adeguati di welfare, incentivi occupazionali ed opportunità formative di reskilling, ma senza strumenti evoluti come l’e-guidance è difficile immaginarsi un supporto universale, accessibile e capillare in grado di costruire competenze di occupabilità e ridare dignità e un futuro alle donne, che oltre ad essere il nucleo su cui si sostiene la famiglia, si fa carico di mancanze e inefficienze di un intero Paese, che senza il loro impegno crollerebbe.